La cintura di sicurezza e il casco appartengono a quelle misure che hanno contribuito a migliorare in maniera significativa la sicurezza stradale negli ultimi vent’anni.
Anche se non concorrono direttamente alla riduzione del numero di incidenti stradali, determinano una riduzione dei traumi e della gravità degli incidenti. La ricerca ha dimostrato che chi non indossa la cintura (o il casco) in caso di incidente stradale ha un rischio di morte doppiorispetto a chi li indossa. Questa informazione, presa singolarmente, non ci consente, però, di stabilire se il problema è più rilevante in Italia piuttosto che in Danimarca o in Spagna. Nei Paesi in cui l’uso della cintura è molto diffuso, e cioè nei quali la cintura è utilizzata praticamente da tutti, il mancato uso della cintura non rappresenta un rischio.
Il rischio associato a un dato comportamento è associato, infatti, anche alla sua diffusione, quantificata dalla “prevalenza d’uso”. In Italia la prevalenza d’uso delle cinture sui sedili anteriori è pari al 64% nel 2011, ossia su 100 conducenti e trasportati anteriori osservati, 36 non la indossavano. La prevalenza d’uso del casco nelle aree urbane è invece molto superiore, pari a circa il 92% nel periodo 2009-2011.
Nel Lazio la prevalenza d’uso delle cinture è pari al 70% in area urbana, mentre in area extraurbana il valore è maggiore di circa il 10%. Il casco è invece utilizzato in media dal 93% dei motociclisti. Sebbene superiori ai valori medi nazionali, queste cifre sono di gran lunga inferiori a quelle della maggior parte dei paesi europei o di molte Regioni del Nord Italia (uso delle cinture 74-84%; uso del casco 100%).
Di quanto si potrebbero ridurre i decessi se tutti utilizzassero il casco e la cintura?
Il numero di decessi in autovettura nel Lazio è stato pari a 158 (nel 2012), dei quali il 99 in ambito extraurbano, dove il mancato uso delle cinture è pari a circa il 20%, mentre 42 in ambito urbano, dove il mancato uso di tali dispositivi è, invece, pari al 30%. Sulle autostrade si può assumere una prevalenza d’uso pari al 100%.
I morti che si sarebbero osservati se tutti avessero indossato la cintura sarebbero stati 132, di conseguenza il numero di decessi dovuto al mancato uso delle cinture è pari a: 158 – 132 = 26.
Applicando la stessa procedura al caso delle due ruote a motore si stima che circa 5 decessi potrebbero essere evitati grazie all’uso del casco. Complessivamente, i decessi evitabili grazie all’uso dei dispositivi di sicurezza sarebbero 31 in un solo anno, pari al disastro ferroviario di Viareggio che tanto scalpore ha fatto.
In conclusione, i dati indicano che un obiettivo primario, nell’immediato futuro, dovrà essere quello di aumentare la prevalenza d’uso dei dispositivi di sicurezza (aumentando i controlli, conducendo campagne informative, ecc.), facendo sì che indossarli diventi abitudine, come già avviene in molti Paesi.
Dal vostro punto di vista:
bisognerebbe aumentare la sorveglianza?
Occorrerebbe migliorare l’informazione con la stampa, la scuola e la televisione?
E infine perché 31 morti l’anno nella sola città di Roma non fanno scalpore?
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La cintura di sicurezza e il casco appartengono a quelle misure che hanno contribuito a migliorare in maniera significativa la sicurezza stradale negli ultimi vent’anni.
Anche se non concorrono direttamente alla riduzione del numero di incidenti stradali, determinano una riduzione dei traumi e della gravità degli incidenti. La ricerca ha dimostrato che chi non indossa la cintura (o il casco) in caso di incidente stradale ha un rischio di morte doppio rispetto a chi li indossa. Questa informazione, presa singolarmente, non ci consente, però, di stabilire se il problema è più rilevante in Italia piuttosto che in Danimarca o in Spagna. Nei Paesi in cui l’uso della cintura è molto diffuso, e cioè nei quali la cintura è utilizzata praticamente da tutti, il mancato uso della cintura non rappresenta un rischio.
Il rischio associato a un dato comportamento è associato, infatti, anche alla sua diffusione, quantificata dalla “prevalenza d’uso”. In Italia la prevalenza d’uso delle cinture sui sedili anteriori è pari al 64% nel 2011, ossia su 100 conducenti e trasportati anteriori osservati, 36 non la indossavano. La prevalenza d’uso del casco nelle aree urbane è invece molto superiore, pari a circa il 92% nel periodo 2009-2011.
Nel Lazio la prevalenza d’uso delle cinture è pari al 70% in area urbana, mentre in area extraurbana il valore è maggiore di circa il 10%. Il casco è invece utilizzato in media dal 93% dei motociclisti. Sebbene superiori ai valori medi nazionali, queste cifre sono di gran lunga inferiori a quelle della maggior parte dei paesi europei o di molte Regioni del Nord Italia (uso delle cinture 74-84%; uso del casco 100%).
Di quanto si potrebbero ridurre i decessi se tutti utilizzassero il casco e la cintura?
Il numero di decessi in autovettura nel Lazio è stato pari a 158 (nel 2012), dei quali il 99 in ambito extraurbano, dove il mancato uso delle cinture è pari a circa il 20%, mentre 42 in ambito urbano, dove il mancato uso di tali dispositivi è, invece, pari al 30%. Sulle autostrade si può assumere una prevalenza d’uso pari al 100%.
I morti che si sarebbero osservati se tutti avessero indossato la cintura sarebbero stati 132, di conseguenza il numero di decessi dovuto al mancato uso delle cinture è pari a: 158 – 132 = 26.
Applicando la stessa procedura al caso delle due ruote a motore si stima che circa 5 decessi potrebbero essere evitati grazie all’uso del casco. Complessivamente, i decessi evitabili grazie all’uso dei dispositivi di sicurezza sarebbero 31 in un solo anno, pari al disastro ferroviario di Viareggio che tanto scalpore ha fatto.
In conclusione, i dati indicano che un obiettivo primario, nell’immediato futuro, dovrà essere quello di aumentare la prevalenza d’uso dei dispositivi di sicurezza (aumentando i controlli, conducendo campagne informative, ecc.), facendo sì che indossarli diventi abitudine, come già avviene in molti Paesi.
Dal vostro punto di vista:
bisognerebbe aumentare la sorveglianza?
Occorrerebbe migliorare l’informazione con la stampa, la scuola e la televisione?
E infine perché 31 morti l’anno nella sola città di Roma non fanno scalpore?